A volte quasi per caso, per pura coincidenza o per semplice
equivoco, ci si ritrova in luoghi che paiono paralleli, completamente slegati
dalla realtà.
Un bacio di chebellorivedersiancoradopotanto con una persona
cara, che guarda caso è la curatrice di questa mostra che si intravede, quasi a
sbucare dalla luce di un luogo una volta sacro.
“Entra, Marti, dai un’occhiata”.
Tele. O no?
Non proprio. Persone
che brindano, com’è ottima abitudine qui in Italia, con un buon calice di vino
prodotto dalle nostre terre. Voci indistinte, tutto nuovo. Proiettarsi di
parole che si diramano seguendo traiettorie impensate. “Valter è uno stilista,
il suo genio crea abiti e accessori incredibili. Questa mostra però porta a
galla un altro aspetto della sua creatività: l’arte che dal riciclo di tessuti
dà vita a opere su tela.”
Ah! Guarda un po’!
Franca Benvenuti che, assieme a Orsola Chiaradia, è la
curatrice della mostra “L’altra tela” (tenutasi a Pordenone, Friuli Venezia Giulia, presso l'ex Convento di San Francesco), mi introduce a una delle prime creazioni,
che portano nomi così strani. Pensa…. Questa è fatta di denim!
Ma la
caratteristica che mi colpisce maggiormente è la tattilità visiva dei quadri di
Valter. Ti viene proprio voglia di toccarli i tessuti che usa, proprio come si
farebbe nel valutare un abito.
Faccio un giro in solitaria… E lascio che il pensiero sia
libero di fuggire dal giorno che volge al termine. E quanto facilmente scorre
via… e si ferma su ognuna di queste opere che liberano il mio cuore. Questo non
è semplicemente arte. Questa è pura, folle passione. Vera libertà d’animo.
Non conosco ancora Valter Trevisiol. Me lo presentano. Un
tipo alto, calice alla mano. Capelli foltissimi e barba bianchi. Spirito
fanciullo, non c’è che dire. Confusione allo stato brado tra le sue parole ma
lucidità che fa paura, che disarma. Pare che ti legga l’animo.
Man mano che visiono quello che nasce dalla sua testa, m’innamoro.
Posso scattare qualche foto? Ma certo! Ci mancherebbe!
Attraverso la lente della reflex riesco a vedere cose che non
si vedono a occhio nudo: i particolari. Non si possono osservare queste tele
nell’insieme, si perdono troppo i dettagli dell’anima di Valter. Un connubio,
no… Un miscuglio, no… Una commistione! Una commistione di emozioni! Stoffe,
pezzetti di tela… ma eccoli lì, gli elementi naturali: spighe di grano, tronchi
di legno, frammenti di qualcosa che sembra peluria di una palma.
E ancora, virgole
di metallo, lamiere non zincate e mezzo arrugginite, colore, pittura, garze, e
ancora colore. Dov’è il colore? In ogni fibra, in ogni poro di tessuto, in ogni
chicco di spiga, in ogni spira di metallo. Il mio preferito? Cherokee, legno e
iuta, 130x130… un quadrato di pura pazzia naturale: e questa spiga al centro,
incastonata tra fuscelli di legno. Una spiga in bianco. Un’armatura orizzontale
di legno. Un lenzuolo nuziale in nero. Una meraviglia così reale che mi incute
timore. O spleen?
Ed ecco che, ancora una volta dal nulla, vengo invitata a fare
visita all’atelier, il laboratorio di Valter. Un caldo pomeriggio di Ottobre.
Ancora i luoghi più impensati, nascosti alla vista delle persone che
quotidianamente passano per la strada, diventano fornace d’arte, fucina d’idee
e di creatività. Mi siedo, la moglie di Valter, folle artista nell’animo anche
lei, fa materializzare un caffè. Chiacchieriamo. Parliamo della mostra, parliamo dell’Italia
che, ahimè, rotola giù…
“Sai, Martina, in effetti, nel nostro paese (siamo, tra
l’altro, compaesani) quello che oramai conta è l’individualismo. E cosa siamo
noi nell’individualismo?”.
- Ma cosa c’è, in te, per creare tele così belle e ora che
sono qui, capi così magicamente estrosi da essere disarmanti?
“La migliore ispirazione nella mia arte è la serenità e la
capacità di essere solo me stesso. C’è gioia in me, c’è gioia in ogni cosa che
faccio. E poi io ci tengo molto alla mia ignoranza, perché ormai qui sono tutti
intelligenti. E l’ignoranza sa darti molto. La mia fortuna è che conosco alla
perfezione il mio unico pregio: io so quello che mi piace. E faccio quello che
mi piace. Nel mondo oggigiorno sono tutti molto bravi a distruggere, ma la cosa
che è davvero difficile è creare”.
Valter non dorme molto, una media di 4 ore al giorno. Sogna
ma non ricorda di sognare. Ricorda solo che il sogno è quasi reale. Crea da
solo. “Solo quando sono in solitaria, sai la sera, qui nel laboratorio, o la
domenica, quando piove. Quando sono da solo riesco a raggiungere il massimo della
ricettività artistica e della mia creatività. Uso le mani e aguzzo l’ingegno”.
Un animo davvero fanciullesco, lo ripeto. Un uomo che non
teme di sorridere, non teme di abbracciarti, anche se ti conosce appena. Non ha
paura di essere, come dice lui, l’ignorante se stesso. E pare che funzioni,
anche se lui, ignorante proprio non è. Le sue tele sono ora sparse in ogni
angolo, alcune non sono state esposte alla mostra, peccato. Le opere si mescolano
agli scampoli di tessuto, alle mannequin
vestite di quell’arte che è così differente. La mia spiga di Cherokee si
mescola con gli abiti appesi alle grucce. Tutto è così sereno. Così gioioso,
proprio come il sorriso di Valter. E chissà che nella prossima mostra ci sia
esposto questo mescolarsi di moda e arte, perché la vera moda è arte. Grazie,
Valter, per essere così felice.
marti
Sometimes it
happens by chance, and you find yourself in places that seem parallel to or
disconnected from reality.
A
oh-that-is-so-nice-to-see-you-again kiss with a friend that, again, by chance,
is the curator of this exhibition that you glimpse from the door.
“Come on in and look around”.
Paintings.
Or not?
Not really.
People that sip wine, a good habit here in the north of Italy. Unclear voices,
everything is new to me. Words projected to unplanned trajectories. “Valter is
a fashion designer, his genius creates incredible apparel and accessories.
Nevertheless, this exhibition lets another aspect of his creativity surface:
the art of recycling fabrics gives life to his masterpieces”.
Oh, really?
Franca
Benvenuti who, with Orsola Chiaradia, is the curator of the exhibition “L’altra tela” (held in Pordenone, Friuli Venezia Giulia, Italy) (The other canvas, playing
with the word “tela”, in Italian, meaning
both canvas and fabric) introduces me to one of the first creations that bear
such strange names! You see? This is made of denim!
The feature
that catches my attention is the visual tactility of Valter’s paintings. You
really want to touch the fabrics he uses, like when you are choosing a piece of
apparel.
I start moving
around, alone. I let my thought to be free to escape from the day that is
ending. And how easy it flows… it stops at every canvas that free my heart.
This is not just art. This is pure and crazy passion. Real freedom of the soul.
I do not
know Valter Trevisiol yet. They introduce me to him. A tall man, a glass of
wine in his hand. Thick white hair and beard. Child spirit, oh yes! I see wild
chaos among his words, but a clear mind that frightens, disarms. It seems as if
he can read your soul.
As I analyze
what originates from his head, I fell in love. Can I take a couple of pictures?
Sure!!
Through the
reflex lens I see things that I could not see with my naked eye: details. You
cannot observe these canvas all together, you would lose the details of
Valter’s soul. A union, no… A mix, no… A blend! A blend of emotions! Cloths,
pieces of fabric… and there they are, the elements from Nature: ears of wheat,
wood trunks, fragments of something that resemble palm fibers.
And metal chips,
rusting metal sheets, color, painting, bandage and color again. Where is the
color? It is in each and every fiber, in every fabric pore, in every wheat
grain, in every metal coil.
My favorite?
Cherokee, wood and jute, 130cmx130cm… a square full of pure nature
craziness: this ear of wheat in the
middle, set among wood laths. A ear of wheat in white. A wooden horizontal
armor. A nuptial linen in black. Such a real masterpiece it even scares me. Or
is it spleen?
Once again,
out of the blue, I receive an invitation to visit his atelier, his lab. A warm
October afternoon. And once again, those places that are hidden from the
distracted eye of the by-passer, become furnace of art and forge shop of ideas
and creativity.
I sit down
and Valter’s wife let a coffee materialize. We chat. We talk about the
exhibition, “a real revelation”. We talk of Italy that is really a mess.
“You know, nowadays
in our Country what is important is individualism. And what are we among
individualists?”
-
What
is there in you, to create such astonishing canvas and pieces of fashion?
-
“The
best inspiration for my art is serenity and the capability of being just me.
There is joy in me, joy in everything I do. Moreover, I am so proud of my
ignorance, since in the world there are only intelligent people now! Ignorance
teaches you a lot. I am lucky, because I perfectly know my only quality: I know
what I like. I do what I like. Nowadays in the world they are really good at
destroying, but the difficult thing is creating”.
Valter never
sleeps, just 4 hours per day. He dreams but he does not remember what he dreams
of. He just remembers that dreams are so real. He creates only when he is
alone. “Only when I am alone, you know, at night or on Sundays, when it rains,
when I am here alone I am able to reach the maximum of my artistic
receptiveness and creativity. I use my hands and sharpen my wits”.
A child’s
soul, for real. A man that is not afraid of smiling, of hugging you, even if he
barely knows you. He does not fear to be, as he calls himself, the ignorant
himself. And it seems that it works, even though he is not ignorant at all. His
canvas are now everywhere in his lab, some have not been exposed in the
exhibition, what a pity! Others mix up with fabric remnants, with mannequins
dressed up in art.
My Cherokee
ear of wheat blends with cloths. Everything is so serene, so joyful. Like
Valter’s smile. Maybe in his next exhibition this blend of fashion and art will
be there, since real fashion is art.
Thank you,
Valter, for your joy.
marti